Sì, è possibile, lo spirito degli animali continua ad esistere dopo aver lasciato il corpo fisico, come quello delle persone. Tuttavia, prima di provare a mettersi in contatto con loro, è meglio aspettare un po’ dal momento del decesso, in modo che abbiano tempo a sufficienza per compiere pienamente la transizione, senza interferenze.
La telepatia è una forma di comunicazione che non richiede l’uso di parole. È la trasmissione diretta di pensieri, immagini, sensazioni ed emozioni. I nostri antenati cacciatori/raccoglitori la utilizzavano prima di iniziare a fare affidamento sulle lingue parlate. Gli aborigeni australiani la utilizzano ancora oggi per comunicare sulle lunghe distanze. Molte persone comunicano telepaticamente tra loro, spesso inconsapevolmente. Non usiamo più la telepatia consapevolmente perché veniamo condizionati fin da piccoli a pensare che non esista, e a fare affidamento sul linguaggio parlato, ma abbiamo tutti questa capacità, dobbiamo solo imparare ad utilizzarla in modo consapevole.
Il biologo Rupert Sheldrake conduce ricerche ed esperimenti da anni sui fenomeni telepatici, sia tra le persone che tra gli animali, tuttavia questi studi sono stati accolti con cautela dalla comunità accademica. Le sue ricerche, descritte nel libro “La mente estesa”, indagano la possibilità di una comunicazione metapsichica, mettendo in discussione la visione materialista che confina la mente al cervello.
Sì, la comunicazione telepatica può essere svolta sia in presenza che a distanza, non c’è differenza nella qualità e nella quantità delle informazioni trasmesse o ricevute.
Per i consulti a distanza è richiesta una foto dell’animale che mostri chiaramente il muso e gli occhi.
Sì, è possibile comunicare telepaticamente con qualsiasi specie animale, domestica o selvatica, è possibile comunicare anche con le piante e con qualsiasi aspetto della natura.
Non sempre, perché Animal Communication non è un metodo di coercizione, inoltre le nostre regole sono spesso difficili da comprendere e da rispettare per un animale, soprattutto quando subentra l’istinto.
Tuttavia si può instaurare un dialogo con l’animale, per fargli capire le conseguenze del suo comportamento, per lui e per le persone che gli vogliono bene, spiegandogli anche i vantaggi che trarrebbe dal fare come gli viene chiesto. Questo metodo in genere ha un’alta percentuale di successo.
Sì, spesso gli animali riescono a dirmi esattamente dove hanno male, facendomi percepire il loro dolore nel mio corpo. Se si sono fatti male a causa di un evento accidentale posso chiedere loro di raccontarmi l’accaduto. A volte mi danno informazioni sulle cause del loro dolore, suggerendo rimedi naturali per alleviarlo. Tuttavia non essendo veterinaria non posso fare diagnosi, se il tuo amico a quattro zampe sta male dovresti prima di tutto consultare un veterinario.
L’Animal Communicator è tipicamente una persona che ama gli animali e che ha con loro un rapporto empatico e di reciproco rispetto. Deve essere compassionevole e comprensivo e aperto a ricevere e a riferire i messaggi dell’animale senza giudicarli e senza dare ad essi un’interpretazione personale. Deve essere disposto a lavorare con le persone e con gli animali per aiutarli a risolvere problemi comportamentali, emotivi e di salute. Deve avere una passione sincera per questo tipo di attività ed impegnarsi per il massimo bene di tutte le persone e gli animali coinvolti.
ll ruolo dell’Animal Communicator è quello di fare da tramite tra gli animali e le persone che si prendono cura di loro, per migliorare i rapporti e la comprensione delle necessità reciproche. L’Animal Communicator è una figura sempre più richiesta nella nostra società in cui la sensibilità verso gli animali e verso i loro problemi è in aumento.
E’ possibile chiedere informazioni di qualsiasi tipo agli animali: sensazioni fisiche, stati d’animo, spiegazioni su attitudini e comportamenti, esperienze passate, persino consigli.
E’ possibile anche chiedere loro collaborazione, specie in caso di comportamenti indesiderati di qualsiasi genere.
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